C’ERAVAMO, CI SIAMO, CI SAREMO!
Intervento del Segretario Dirigente
all’evento: “IL NOSTRO ASSALTO AL CIELO
I trent’anni dell’avvocatura fiorentina dal 1970 al 2000
Riflessione sulla politica forense e sull’associazionismo forense”.
15 settembre 2022
Non spenderò ulteriori parole di ringraziamento, di elogio per l’opera di Cesare Piazza rispetto a quelle contenute nella prefazione che mi ha fatto l’onore di redigere. Voglio invece – è il mio dovere come Segretario Dirigente del Sindacato – onorare la vera radice del suo libro, anzi più correttamente – la sua intera vita associativa e professionale.
Il vero cuore del “Il Nostro Assalto al Cielo” è quello di dare una importantissima chiave di lettura non solo del passato dell’Avvocatura fiorentina e nazionale, ma anche e soprattutto del complesso presente di tutta l’Avvocatura.
Il cielo che Cesare Piazza ed i suoi Colleghi ed amici avevano assaltato e conquistato ci è stato infatti usurpato.
È stato usurpato dalla Legge Professionale del 2012 che ha incoronato un CNF non solo come organo istituzionale assoluto, ma addirittura come nuovo attore politico totale in evidente concorrenza con il mondo dell’associazionismo forense che era e resta il protagonista naturale della politica forense.
È stato usurpato con lo statuto fondativo dell’OCF nel quale il necessario equilibrio è stato ancora una volta spostato a tutto vantaggio degli organi ed enti istituzionali con grave nocumento del grande ed insostituibile apporto che solo le associazioni forensi sono in grado di dare.
È stato usurpato dall’iter che ha condotto al nuovo regolamento della Cassa Forense.
Questo è un punto particolarmente dolente perché come si può letteralmente leggere nel libro di Cesare Piazza la cassa previdenziale dell’Avvocatura è frutto dell’associazionismo forense e del Sindacato degli Avvocati di Firenze e Toscana in particolare.
Sono state le associazioni ed il Sindacato a dare l’impulso iniziale di un nuovo e più equo, moderno ed efficace modello di previdenza; sono state le associazioni ed il Sindacato a svolgere negli anni un’opera paziente, continua, ininterrotta che ha assicurato a tutti gli Avvocati tutele prima sconosciute.
In questi giorni assistiamo ad una evidente debacle dell’attività politica condotta da organi istituzionali: le maggiori iniziative poste in essere dal CNF, che hanno fortemente impegnato tempi e denari dell’organo negli ultimi anni, sono arrivate al capolinea: l’equo compenso – pur nella sua critica e criticabilissima forma – non è passato. Il sogno – la chimera – dell’inserimento dell’avvocato in Costituzione è in alto mare. Il testo di riforma della crisi d’impresa per come è stato licenziato ha visto sparire gran parte delle previsioni di obbligatorietà di una difesa tecnica.
L’OCF vive un momento di debolezza così estrema che da più parti si teme addirittura per la sua esistenza in vita. Si sta cercando – ora – di correre ai ripari con ipotesi di modifiche statutarie che dovrebbero assicurarne maggiore democraticità mediante un aumento del peso del mondo associativo forense. Ipotesi di modifica prontamente e lealmente appoggiata dal Sindacato degli Avvocati e da ANF. A breve – in ottobre a Lecce – vedremo se la volontà di restituire alle associazioni il ruolo politico che loro spetta è una volontà reale o se si tratta della più classica manovra di captatio benevolentiae.
Nell’attuale situazione appare evidente che l’OCF, impegnato in una lotta per la sopravvivenza, non sarà per lungo tempo in grado di svolgere le proprie funzioni, sempre che gli organi istituzionali riconoscano efficacia alle delibere dell’Organismo, cosa che allo stato è tutt’altro che scontata.
La Cassa Forense sta per licenziare un nuovo regolamento il cui iter formativo è stato caratterizzato da una preoccupante – e più volte da noi e da ANF denunciato – difetto di trasparenza.
Se la riservatezza era chiaramente indispensabile sul tema delicatissimo del passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo, non riusciamo a capire le ragioni per cui è invece mancato un coinvolgimento del mondo associativo forense su altri temi importantissimi quali quello degli avvocati monomandatari e collaboratori, delle misure di sostegno all’Avvocatura, alle aggregazioni professionali, al passaggio generazionale.
Temi importantissimi perché la soluzione dei gravi problemi di Cassa non può passare solo da una revisione del modello in chiave retributiva/contributiva, occorre l’adozione di misure che consentano all’intera categoria di tornare a produrre reddito nel suo complesso, indipendentemente dal settore giurisdizionale o stragiudiziale, civile, penale, amministrativo ecc., dove si esplica l’attività professionale.
Gli organi istituzionali non sono in grado di fare politica forense, non ne hanno la forza, la determinazione, la progettualità e ciò proprio perché la loro azione politica è frenata, rallentata, in certi casi inibita, dal loro stesso essere istituzione. Difettano delle antenne sensibili ai cambiamenti che sono prerogativa delle associazioni forensi.
Gli organi istituzionali – da anni – stanno spendendo tempo e denaro combattendo le battaglie della guerra precedente: equo compenso, avvocato in costituzione, la stessa forma dei parametri forensi ormai prossimi al loro aggiornamento, che si è limitato ad un semplice aumento percentuale e ad una articolazione della tariffa oraria. Troppo poco, troppo tardi.
Manca invece una percezione delle necessità attuali e future dell’Avvocatura, di interventi su campi e temi spesso più ristretti e dai nomi meno altisonanti, Non ci si è occupati – né ci si sta occupando in misura determinante – della neutralità fiscale, delle società tra professionisti, delle reti d’impresa…, solo per dirne alcune, le più immediate. Eppure sono i temi realmente essenziali per poter rispondere adeguatamente ad una società, ad una domanda di giustizia, radicalmente mutate, per tornare a produrre reddito, per tornare a rivestire quel ruolo sociale, quella tutela dei diritti, quella difesa degli interessi che sono ontologici all’Avvocatura.
Da anni evidenzio che per la prima volta l’Avvocatura è tecnologicamente in ritardo rispetto alla PA sul piano dell’innovazione tecnologica. L’ho scritto in un articolo sull’innovazione tecnologica negli studi legali pubblicato nel Notiziario Forense del 2018 e l’ho ripetuto negli ultimi Consigli Nazionali ANF.
Abbiamo avuto per primi i fax, abbiamo avuto per primi i personal computer, abbiamo avuto per primi i gestionali di studio (i processi telematici ne sono un evidente sviluppo). Proprio adesso la PA sta già sperimentando forme di gestione dei processi attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, ma noi questa volta siamo indietro.
Siamo indietro non sul piano concettuale, che anzi il dibattito e la riflessione all’interno delle associazioni – o almeno del Sindacato e di ANF – sono pane di tutti i giorni. Abbiamo portato mozioni al Congresso Nazionale di Lecce; l’intelligenza artificiale è stata l’oggetto di un’intera giornata all’ultimo Congresso Nazionale ANF e costituisce l’oggetto di gruppi di lavoro sia a livello nazionale che locale con una lettura attenta dei provvedimenti presi a livello comunitario.
Siamo invece indietro sul piano pratico, sull’adozione e sullo sviluppo di software, di piattaforme che ci permettano – già da ora – di confrontarci con le forme in sperimentazione a livello ministeriale.
Concludo sperando che Cesare Piazza abbia la percezione – e non la mera speranza, l’illusione – che il suo insostituibile contributo al miglioramento della professione, della vita professionale di tutti le Colleghe ed i Colleghi, sia stato degnamente raccolto da quelli che sono “comodamente” giunti dopo, a cose fatte. Che le nuove leve del Sindacato degli Avvocati di Firenze (per primo il sottoscritto) si stiano dignitosamente occupando delle tante e nuove cose ancora da fare.
Come ho scritto nella prefazione al libro: “il cielo esiste ancora anche se ha cambiato colore”, ma è compito delle associazioni forensi – non di altri – andare al suo assalto.
Firenze, 15 settembre 2022
Il Segretario Dirigente
del Sindacato degli Avvocati di Firenze e Toscana
avv. Paolo Assirelli